Come affrontare l’innovazione di un settore importante attraverso la funzione del Fondo interprofessionale
Un settore chiave per l’occupazione italiana
Se analizziamo la composizione degli occupati e proviamo a verificare i punti di forza e di debolezza rispetto all’Europa, troviamo alcune informazioni importanti, in grado di dare stimoli e riferimenti per poter affrontare l’attuale situazione di crisi. Oltre alla nota differenza territoriale ed alla presenza di sistemi locali del lavoro diversi per qualità ed opportunità, in Italia il lavoro manifatturiero appare ancora ben presente e la percentuale di giovani che lavorano nella produzione industriale od artigianale costituisce una delle punte più elevate in Europa, seconda solo alla Germania. Si tratta di una dimensione che è presente soprattutto al Nord e che oggi è chiamata a fare i conti con la necessità di una maggiore innovazione e di una qualità che passa necessariamente attraverso l’evoluzione delle competenze e dell’organizzazione produttiva. Il lavoro nel manifatturiero e nell’industria è comunque in diminuzione in Italia come in tutta Europa, dal punto di vista percentuale, ma mantiene interessanti eccellenze e presidi produttivi. Si tratta di un settore in cui la rete delle medie imprese di qualità, che rispondono alle vocazioni del territorio, è destinata a sostituire le grandi imprese produttrici di beni di consumo su larga scala, che nella logica della globalizzazione trovano sempre migliori convenienze per produrre all’estero. Il cosiddetto “ quarto capitalismo” chiede al manifatturiero italiano di investire sul saper fare, dando alle competenze spesso provenienti dalla nostra tradizione artigiana ( dagli occhiali alle armi, dalla meccatronica al calzaturiero) modelli organizzativi e processi produttivi decisamente post fordisti, che puntano sul merito, sull’efficienza e sul lavoro in team. Una dimensione dell’economia che peraltro ha bisogno di servizi alle imprese sempre più presenti e di qualità.
In Italia appare invece più debole, rispetto all’Europa, la presenza di opportunità per i giovani derivanti dal terziario. Il terziario è senza dubbio il settore più in crescita da decenni, soprattutto in città come Roma e Milano e nei contesti urbani, ma complessivamente questa crescita appare in Italia più debole e meno sostenuta rispetto ad altre economie europee, che in questi anni si sono dimostrate più competitive anche per via di un maggiore dinamismo proprio nel terziario. Questo ritardo si ripercuote sia nelle opportunità occupazionali che nelle modalità contrattuali: il terziario costituisce un settore che presenta opportunità di lavoro a termine maggiori ed una presenza di lavoro flessibile più evidente, anche al di là dei connotati di maggiore variabilità ed articolazione delle modalità contrattuali che si possono riscontrare e considerare come una componente caratteristica del settore. In ogni caso appare evidente un dato, che è confermato da diversi analisti economici: la qualificazione dell’economia italiana e la presenza di opportunità di impiego più stabili dipendono molto in Italia dalla capacità di rafforzare in termini qualitativi il settore del terziario, soprattutto il terziario avanzato ed i servizi alle imprese.
La funzione decisiva della formazione
La crescita competitiva del terziario italiano passa quindi attraverso la sua qualificazione: la capacità di innestare dinamiche innovative in una area in crescita, ma che necessita di servizi, strumenti e politiche adeguate. D’altra parte alcune chiavi di lettura delle dinamiche occupazionali ed economiche convergono su questo aspetto di fondo: i sistemi economici italiani che si trovano in maggiore difficoltà, come le aree del Mezzogiorno, e quelle aree che hanno mancato in questi anni un salto di qualità dello sviluppo fino a pochi anni fa ritenuto possibile ( Abruzzo, Umbria, Molise ed alcune aree del Lazio) si trovano proprio a subire le conseguenze del decadimento, dell’invecchiamento del tessuto produttivo manifatturiero a cui si collega la scarsa qualità del tessuto economico del terziario, del commercio e dei servizi, priva di investimenti e di una spinta all’innovazione. In verità si tratta, come è evidente, di due fenomeni contigui ed interdipendenti: alla mancata innovazione del manifatturiero si collega il più delle volte l’incapacità del terziario di evolvere in termini di qualità, specializzazione e dinamicità. Molte delle spiegazioni della crisi e delle difficoltà del sistema Italia si riscontrano dalla valutazione di questo fenomeno.
Non è un caso quindi come, partendo dalle aree del Nord Est in cui il terziario ed i servizi sono più connessi alle dinamiche dell’innovazione produttiva, l’investimento per il capitale umano nel terziario sia diventato un fattore decisivo, non solo per le imprese di questo settore fondamentale ( da cui dipendono più del sessantacinque per cento degli avviamenti al lavoro degli ultimi anni) , ma anche per l’economia nazionale.
Per questo motivo è interessante valutare le performances del principale Fondo interprofessionale del settore terziario, il Fondo For.Te., che rappresenta in Italia il Fondo interprofessionale di riferimento per il commercio, i servizi, il turismo, la logistica, le spedizioni ed i trasporti. La domanda in questi anni è cresciuta, in modo sensibile, sia per via degli effetti della crisi, che per una evidente consapevolezza delle imprese operanti nel settore ed associate di dover investire fortemente sulla qualità del lavoro e sul saper fare, sulla competenza dei loro collaboratori. A gennaio 2011 le imprese aderenti hanno superato quota centoquattordicimila, con un trend di crescita che fa del Fondo For.Te. un caso di successo. Più di un milione e duecentocinquantamila i lavoratori coinvolti e quasi quattrocento milioni di euro stanziati per la formazione. Un sistema che vede anche nell’ultimo bando presentato numerose richieste, una vera e propria corsa al piano formativo, che i tecnici del Fondo subordinano ad una rigorosa verifica in termini di qualità del contenuto e di coerenza con gli obiettivi del rafforzamento in termini competitivi dell’impresa. Questo settore si trova peraltro in una situazione particolare e significativa al tempo stesso: troviamo nel terziario imprese estremamente varie, che passano dalle microimprese alle grandi multinazionali. Gli occupati del terziario italiano si trovano proprio in una forbice che ha due estremi molto distanti: una percentuale significativa nelle piccole imprese con meno di cinquanta dipendenti ed una altra nelle grandi imprese con più di duecento dipendenti. Sono proprio le medie imprese con un numero di addetti tra i cinquanta ed i duecento che, a differenza del manifatturiero, appaiono meno centrali nelle dinamiche occupazionali del settore terziario. L’utilizzo delle opportunità del Fondo ha riguardato anche la fase di crisi economica e quindi ha coinvolto i lavoratori in cassaintegrazione, in mobilità. La funzione della formazione continua è importante, soprattutto nel terziario, anche per i lavoratori stagionali, a termine e con contratto a progetto, che sono infatti coinvolti nei piani formativi finanziabili. Lo sforzo di questo Fondo di diffondere la cultura della formazione continua in un settore che è chiamato ad aumentare sensibilmente l’accesso e l’utilizzo dei fondi disponibili è sensibile: semplificazione delle procedure, personalizzazione dell’offerta, anticipazione finanziaria fino al settanta per cento del finanziamento concesso, assistenza, diverse sono le modalità che sostengono la diffusione di queste opportunità. Uno sforzo che è comune al sistema dei fondi interprofessionali, ma che va intensificato, per raggiungere nei prossimi anni una migliore distribuzione territoriale e per determinare un ancora maggiore numero di associati al sistema dei fondi, soprattutto tra le piccole imprese.
La variabilità delle condizioni e delle esigenze delle imprese ha quindi determinato in questi ultimi anni da parte della direzione del Fondo For.Te. sforzi notevoli per promuovere servizi e strumenti in grado di disegnarsi su misura sui fabbisogni di imprese tanto diverse. L’attenzione ai prodotti formativi, al catalogo, agli avvisi ed alle opportunità mostra come questa sfida sia stata vinta e come la crescita della funzione di questo importante Fondo interprofessionale stia a dimostrare come sia possibile sostenere con politiche e servizi adeguati lo sviluppo in termini di qualità di un settore davvero delicato per la nostra economia: la crescita della qualità e della stabilità del lavoro in Italia ha proprio a che vedere principalmente con la capacità di introdurre elementi di innovazione , sviluppo e qualità nel terziario. Si tratta di una sfida che va quindi portata avanti con decisione e convinzione.