La formazione, strumento chiave della Green Economy di Luisa Nenci, consulente per le strategie di sostenibilità dell’impresa e della banca.

L’economia verde si propone di accrescere il benessere umano e l’equità sociale riducendo significativamente i rischi ambientali e la scarsità di risorse ecologiche. E’ quindi un’economia la cui sostenibilità nel lungo periodo e’ caratterizzata da un aumento sostanziale degli investimenti nei settori economici che accrescano il capitale naturale e umano del pianeta. Uno degli strumenti messi in atto dallo United Nations Environment Programme (UNEP) per guidare la transizione all’economia verde è il Green Economy Report (GER). Secondo il GER 2011, la transizione sarebbe possibile entro il 2050 con l’investimento di solo il 2 per cento del PIL mondiale annuo favorendo la trasformazione di settori chiave: l’agricolo, l’edilizio, l’energetico, la pesca, il forestale, il manifatturiero, il turistico, dei trasporti, della gestione di acqua e rifiuti.
Gli investimenti nella green economy sono oggi ben al di sotto dell’1 per cento del PIL globale. Ciò, sommandosi alla necessità di ridurre l’estrazione eccessiva di risorse e di ricostituire le scorte naturali (nei settori il cui capitale naturale è già gravemente impoverito), potrebbe portare ad una flessione nell’occupazione. Lo sviluppo economico tradizionale risulterebbe limitato dalla scarsità di risorse e di energia e dall’impatto del cambiamento climatico; al contrario, gli investimenti in sostenibilità creerebbero un aumento dell’occupazione proporzionalmente superiore, e la trasformazione verde dei settori tradizionali andrebbe a compensare la perdita delle attività ambientalmente insostenibili.
La transizione globale verso un’economia verde richiede quindi il reindirizzo del flusso degli investimenti, pubblici e privati, verso settori prioritari e sostenibili, che dovrebbe realizzarsi per la maggior parte attraverso i mercati finanziari. Consideriamo, ad esempio, la possibilita’ di ridurre la vasta gamma dei rischi ambientali e sociali connessi con alcuni processi bancari – quali i servizi ai consumatori, alle piccole e medie imprese, alle grandi imprese e o addirittura ai governi per le loro attività correnti – e immaginiamo quale sarebbe l’impatto se queste operazioni fossero improntate ad un’economia verde.
L’impatto economico potrebbe essere quello presentato dallo studio effettuato da A.T.Kearney su 99 imprese. Queste, con un chiaro impegno verso la sostenibilità – quale l’attuazione di strategie di investimento in risorse umane e naturali per la riduzione degli impatti ambientali e per il migliore impatto sociale nel lungo periodo – hanno realizzano performances superiori alla media del settore del 15 per cento. L’impatto sull’occupazione può essere invece mostrato dal mercato delle energie rinnovabili, nel quale gli investimenti in economia verde avevano giaà creato al 2006 oltre due milioni di nuovi posti di lavoro a livello mondiale e di cui si stima una crescita ulteriore per un totale di venti milioni di nuovi occupati entro il 2030.
Per realizzare queste opportunità é essenziale l’innovazione. Le imprese e le banche dovrebbero impegnarsi in uno sforzo collaborativo volto a ripensare e ridefinire le misure tradizionali del business e a rafforzare le capacità e le competenze delle risorse umane. Il reindirizzamento degli investimenti per la transizione all’economia verde deve essere quindi supportato da programmi di miglioramento e formazione. Programmi atti a preparare le competenze della forza lavoro ad analizzare le sfide, identificare le opportunità e le priorità, nonché a mobilitare le risorse adeguate per realizzare al meglio il potenziale dell’economia verde per creare nuovi posti di lavoro.