L’Unione europea, con il Memorandum del 2000, Direttive e Raccomandazioni, ha tracciato le linee strategiche che i sistemi nazionali di istruzione e formazione debbono seguire per costruire,nell’area continentale, una “società della conoscenza”. Tutti gli Stati e le istituzioni che presiedono alla programmazione della formazione sul territorio sono invitati a dare il loro contributo. Le imprese iscritte a For.Te. (circa 97mila) comprendono un importante numero di addetti (1,1 milioni); con le sue risorse e i suoi interventi, For.Te. concorre alla crescita di una cultura della formazione continua nel tessuto produttivo del nostro paese.
Ma qual è il suo apporto effettivo e quali sono le sue potenzialità ?
Per avere risposte, e ricavarne indirizzi concreti di programmazione, è stata avviata una ricerca che si intitola Innovare la formazione per migliorarne la qualità: il contributo di For.Te., presentata il 29 ottobre scorso in un Workshop molto affollato. La ricerca abbraccia una serie di questioni, che sono al centro del dibattito europeo e nazionale e riconducono al tema unificante della Lifelong learning, interrogandosi sul ruolo che For.Te. svolge, e sempre più sarà chiamato a svolgere, per il raggiungimento dei traguardi attesi dalla strategia europea.
La ricerca intende in particolare indagare, attraverso rilevazioni e analisi quali-quantitative, come le attività di For.Te. possano favorire una formazione di elevato profilo che vada incontro agli interessi delle imprese e dei lavoratori. Ciò anche comparando le sue scelte e il suo operato con quelli di altri Fondi interprofessionali nazionali ed europei.
Sono esplorati i contenuti dei piani formativi finanziati, messe in evidenza le buone pratiche, presi in esame scenari di integrazione tra i compiti di For.Te. e quelli degli altri soggetti che hanno come finalità il sostegno alla formazione .
Tre gli ambiti di approfondimento:
–le politiche europee per la Lifelong learning e l’apporto del Fondo For.Te. Si procede a una rassegna dei punti fondamentali della strategia europea per la formazione, e si fissano criteri e griglie di lettura con cui passare al vaglio i Piani finanziati dal Fondo. Si tratta di: capire se e come la formazione sin qui promossa abbia giovato al consolidamento della LLL; segnalare i casi di eccellenza; trarre indicazioni per il futuro in ordine alla diffusione di azioni mirate ed efficaci. Particolare attenzione è dedicata al tema della sicurezza.
Sono messe a confronto anche analoghe esperienze di Fondi paritetici nazionali e di paesi europei, per definire orientamenti, metodi, pratiche adattabili al contesto di For.Te.;
-le caratteristiche percepite della formazione finanziata dal Fondo. Una rilevazione – tramite interviste su un campione significativo di responsabili di imprese e di lavoratori che hanno partecipato alle iniziative finanziate di For.Te. – ha l’obiettivo di raccogliere giudizi, osservazioni, critiche degli attori in gioco e soprattutto indicazioni per superare i limiti riscontrabili e valorizzare i risultati positivi;
-i percorsi di integrazione virtuosa tra i soggetti responsabili del finanziamento della formazione continua. Oggetto dell’analisi è l’impatto delle attività dei soggetti pubblici, nazionale e regionali; soprattutto di quelle discendenti dall’Accordo tripartito dell’aprile 2007, che impegna le parti a cooperare per la costruzione di un sistema nazionale della formazione continua votato all’impiego ottimale delle risorse e allo sviluppo equilibrato del territorio. Su questa base si punta a precisare forme e terreni di collaborazione tra il Fondo e gli altri attori che programmano interventi di formazione continua.
La Ricerca vede il concorso delle parti sociali costitutive del Fondo, che animano focus e laboratori, ed è guidata da un Comitato di Indirizzo Strategico composto da esperti.