La crisi del lavoro in Italia è soprattutto la crisi delle opportunità per i giovani meridionali. Nel Sud un giovane su tre non studia, non è in formazione o non lavora. Per questo motivo il governo sta definendo un Piano per lo sviluppo che è finanziato con riprogrammazione di sei miliardi di euro, una quota consistente dei Fondi strutturali dell’Unione Europea non ancora utilizzati dalle regioni del Mezzogiorno. La somma è recuperata dal Fondo sociale europeo, che finanzia la formazione ed il lavoro, e dal Fondo per lo sviluppo regionale, che finanzia le iniziative economiche. Il Piano dovrebbe portare benefici a circa 500mila giovani, con la creazione di 130mila nuovi impieghi e incentivi per 28mila piccole imprese. Molte delle risorse riguardano in realtà interventi per le infrastrutture destinate allo sviluppo, mentre altre hanno come destinazione specifica il lavoro.
Le misure del Piano, coordinato dal ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, dirette ai giovani riguardano:
- ulteriori agevolazioni per l’apprendistato al Sud, con il taglio dei contributi del 30 per cento, la possibilità di sottoinquadramento e l’esclusione degli apprendisti dai vincoli derivanti dal computo di determinati limiti numerici;
- sgravi IRAP per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni, con una deduzione fiscale che potrà arrivare fino a 15mila euro per assunto;;
- abbattimento dell’IRPEF per i primi cinque anni di attività per le persone fisiche che avviano un’impresa o l’abbiano avviato dopo il 31 dicembre 2007;
- assistenza allo start up per le nuove Srl costituite da giovani che non abbiano superato i 35 anni.
Una parte del Piano interessa la Sicilia e prevede interventi per almeno 50mila giovani e 65mila studenti mirati alla lotta contro dispersione scolastica e all’autoimpiego. Per i giovani fuori dai percorsi formativi e del lavoro, i Neet (Not in employment, education or training), sono previsti ulteriori progetti di inserimento con formazione ed istruzione ed interventi coordinati con le Regioni per l’apprendimento dei mestieri artigiani. Va osservato che più di un terzo dei giovani fuori da percorsi di formazione e lavoro ha superato i 30 anni di età e che le donne sono più del 60 per cento.