Produttività italiana nel confronto europeo

L’Italia è il paese dell’Europa a 27 in cui la produttività è cresciuta meno nell’ultimo decennio. A una media di poco superiore al 1,4 per cento, contro una media europea di quasi il 12 per cento. Esiste un’oggettiva corrispondenza tra mancata crescita del PlL, arretramento del tasso di occupazione (l’Italia è anche l’unico paese europeo in cui tra il 2001 ed il 2010 non è cresciuto il numero degli occupati, mentre cresce il monte ore lavorate) e inadeguato aumento della produttività, che richiede riflessioni e forti interventi di riforma e di sostegno allo sviluppo.
Chiarificatore è il confronto con la Spagna, cha ha più difficoltà economiche e più disoccupati dell’Italia. La Spagna, pur considerando il crollo dell’ultimo biennio, ha avuto nel 2011 più occupati che nel 2001. Il dato della produttività e quello del Pil sono ancora più evidenti: rispetto al 2001 la Spagna ha avuto un aumento della produttività superiore al 10 per cento, mentre il Pil è aumentato del 22 per cento. Il confronto con altri paesi non ci conforta: all’aumento del Pil italiano del 4 per cento corrisponde, nello stesso periodo, un aumento del Pil francese del 12 per cento e di quello inglese del 17 per cento. L’impatto della crisi del 2008 ha peggiorato di molto le performance del lavoro e dell’economia italiana : il debole stato di salute del tessuto produttivo e la complessiva situazione finanziaria hanno determinato effetti moltiplicatori negativi.
In sintesi, la produttività italiana nell’ultimo decennio è cresciuta dieci volte meno di quella tedesca ed otto volte meno di quella media europea. C’è, secondo gli economisti, un nesso tra aumento della produttività e allargamento della base occupazionale: in Italia la produttività è aumentata non per l’aumento dell’efficienza, ma soprattutto perché ci sono più persone che lavorano o perché le persone lavorano per più tempo. L’arretramento dell’occupazione porta quindi anche a un calo in termini di produttività. È la riprova di come l’Italia abbia in questi anni mancato la sfida della qualità del lavoro e dell’innovazione che invece va messa al centro di ogni strategia di sviluppo, seguendo il filo rosso della formazione.